Giorni fa, per una selva oscura, un mio amico mi chiese se la mia grande passione nei confronti di uno dei primi più classici della nostra bella Nazione, ovvero gli Spaghetti Aglio, Olio e Peperoncino, avesse origine dal mio trentennio di vita trascorso a Palermo, oppure se fosse giunta nell’epoca veronese. Lo scopriremo dopo la pubblicità.
Senza dubbiamente mi sono innamorato di questo primo piatto da quando vivo a Verona. Per due semplicissimi motivi. In primo luogo perché a Palermo, fra i primi “Top Player” di mammà, non c’era questo tipo di pasta. Quando veniva il ghiribizzo della “spaghettata”, si usava il pesto genovese. Pesto, tanto pesto come se non ci fosse un domani. Pesto ovviamente fatto “fresco”, con venticinquemila rametti di basilico e due tonnellate di pinoli comprati dal mi babbo, e con l’aggiunta dell’ingrediente segreto, che non era altro che il peperoncino, anche perché “a Vicè ci piace piccante“.

Il secondo motivo è legato al fatto che parecchi anni fa, al lavoro, fra colleghi decidemmo di “regalarci” il pranzo del venerdì in un ristorante di Bardolino (“Le Palafitte”) dove se magna ben e si spende poco (ai tempi credo ridicoli e bellissimi 11 euro per un pranzo comprensivo di sogno erotico riguardante la cameriera rumena).
A Palermo, nel marasma dei tantissimi primi tipici, non c’è questa gran cultura di spaghetti aglio, olio e peperoncino. Da noi si usa preparare “A carrittiera“. Il senso è lo stesso, ovvero pasta che prepari facilmente con pochi ingredienti. Un primo semplice che consentiva a chi guidava i carretti, cioè a chi trasportava merce, di poter manciari senza ricorrere alle costose osterie. Non voglio entrare nel merito di cosa ci va, cosa ci metto, cosa ci andrebbe, cosa non ci andrebbe, perché il senso del post, come vedrete, è ben altro. Diciamo solo che, per quanto mi riguarda, per me la giusta aop andrebbe senza prezzemolo (ma glielo mettono praticamente tutti !), mentre la sicula carrettiera lo prevede. E se proprio vogliamo leccarci i baffi, ci si mette anche un po’ di muddica atturrata (pangrattato scottato in padella ). Chiusa parentesi
Torniamo a Bardolino. Fu proprio alle Palafitte che, guardando il “Papiro” che riportava le 3-4 scelte di primi e secondi, nacque quella che diventò la Leggenda dell’AOP. “Cosa è sto A.O.P. ?” Abbiamo chiesto alla cameriera, spinti più dagli ormoni molto tardo adolescenziali et alquanto impazziti che dalla nostra voglia di sapere. “Aglio, Olio e Peperoncino”, rispose ella, con un tono come a voler dire: io parlo a stento l’italiano, ma voi comunque non capite un cazzo ! Un angelo … ! 🙂
Fu amore a prima vista (sia la cameriera che lo spaghetto). Era un primo meraviglioso perché malgrado la porzione abbondante non era un piatto pesante e ti consentiva di tornare al lavoro sicuramente più sazio del consueto ma comunque in condizioni dignitose per poter svolgere la seconda parte della giornata.
Il venerdì alle Palafitte era una certezza. Ci faceva vivere l’intera settimana in maniera diversa e ci consentiva di stare insieme almeno un’oretta fuori dall’azienda. Per noi che pranzavamo fra thermos e microonde, era come andare da Cracco ! Ricordo ancora oggi quando il mio collega Diego mi disse “Perché non andarci ogni venerdì anziché una volta al mese ?“. Da quel momento il venerdì alle Palafitte divenne una tappa fissa. Eravamo i quattro dell’apocalisse. Ovviamente poteva capitare qualche variazione, non sto dicendo che per anni ho mangiato sempre e solo AOP, ma sicuramente questo “simbolo” nacque lì e allora.
Successivamente, chi mi conosce bene lo sa già, purtroppo il giocattolo si ruppe. Diego decise di abbandonarmi e di continuare a fottersi dalle risate per le mie innumerevoli gaffe con cameriere, donzelle e vita, dal cielo. Quello che era un simbolo, si sgretolò in un batter d’occhio, portato via insieme ad un amico insostituibile e ad una cazzo di Aygo ridotta a un groviglio di lamiere.
I pranzi del “Dai che doman è venerdì“, “Dai che doman ghe AOP !!“, cessarono di esistere. Ovviamente, nel corso degli anni, tornai alle Palafitte con gli altri colleghi ma perfino una semplicissima pasta con aglio, olio e peperoncino sembrava avere un sapore diverso. “Come mai non è buona come prima ? E’ cambiato lo Chef, forse hanno cambiato marca di pasta, forse ci mettono meno peperoncino”, ecc. In realtà eravamo cambiati noi, soprattutto io.
La cosa che non è mai cambiata è la mia passione per gli spaghetti AOP. Quando mi capita l’occasione, la ordino senza batter ciglio. E’ la mia “pizza capricciosa” dei primi piatti ! 🙂
Per esempio il sabato, quando vado a magnar dal mio amico Mirco qui a Cavrin (per gli amici Cavrin Zio Can), lui sa già cosa ordinerò. Mi spara un piattazzo di spaghetti che si avvicina molto alla perfezione, ed io sorrido. Indimenticabile il nostro dialogo post covid. “Mirco quanto mi sono mancati i tuoi spaghetti !”, “Vincè bentornato, a me è mancato di farteli !“.
Nelle vacanze agostane appena trascorse a Caorle (VE), come ho già raccontato nel precedente articolo letto ben sei volte, mi sono dovuto arrangiare per quanto riguarda pranzo e cena, perché quella minchia di Hotel serviva solo la colazione.
Adocchio un Ristorante Pizzeria dove la sera prima avevo visto una fila di gente in attesa che arrivava fino a Jesolo. “Mej cojoni !”, dissi, ricordando Giacomo Leopardi quando incontrò Beatrice di Dante. “Se ghe fila”, come disse appunto il sommo poeta di Recanati ,”vuol dire che se magna ben” (pochi sanno che Giacomino è stato in vacanza a Cazzano di Tramigna e imparò un po’ di veronese).
Una sera finalmente trovai posto, malgrado fosse già pienissimo di gente. Volevano farmi accomodare su uno sgabello con tavolo rappresentato da una barrique, ma gli dissi “‘A stronzo, io ci lavoro con le barrique, mica ci mangio“. Aspettai e mi accomodai in un tavolo VIPS, come si addice ad una personcina del mio peso. Dal menù scorgo prestamente due cose interessanti: la prima è scontata, ovvero fra i primi ci sono gli Spaghetti aglio, olio e peperoncino. La seconda è che puoi scegliere fra porzione normale e quella maxi. In pratica devi decidere se sei una figa o un uomo con i controcoglioni. Inutile dirvi cosa ho scelto io.
Ad un certo punto mi arriva il piatto (vedi foto, altrimenti non mi credereste mai !) e, per la seconda volta nella vita, mi scende una lacrima sul viso, con buona pace di Bobby Solo. Per fortuna c’era caldo e ho potuto confondere il mio status lacrimoso col sudore. Il mio dottore, interpellato al ritorno, mi disse che mi venne un attacco di “S.D.C.M.D.P.M.S.D.” (Sindrome da Che Minchia di Pasta Mi State Dando ?). C’era un lago di olio attorno. C’era talmente lago che in confronto il Lago di Garda sembra la spianata delle Moschee. E adesso cosa faccio ? Magno. Misi tre tonnellate di formaggio e mangiai quella COSA assolutamente indegna e improponibile. Quando andai a pagare mi resi conto che era una caratteristica della casa: mi passò davanti una presunta carbonara su un letto di tuorlo d’uovo. Sembrava una frittata con gli spaghetti sopra.

Gli spaghetti AOP sono considerati un piatto semplice da cucinare e possono “salvarti” in certe occasioni, ovvero quando ti ritrovi ospiti inattesi. Problema non mio perché io non concepisco ospiti inattesi, restano fuori come i Testimoni di Geova. Tuttavia in cucina non c’è niente di facile, perché se sbagli per esempio la quantità di sale, anche una teoricamente facile Aop diventa uno schifo. Oppure nel caso appena citato del mezzo litro di olio ! Per non parlare del fatto (primo dei due pianti che vi citai nel paragrafo precedente) che qualcuno ha osato invitarmi a pranzo per poi farmi assistere alla scena più scabrosa della mia vita: la spezzata degli spaghetti. Ecco, quella volta stavo davvero per tornarmene a casa. Voi direte “Eh caro Mobys, ma tu sei tanto scassaminchia !”.
In realtà la mia incazzatura nasce perché, al contrario, sono davvero pochissime le condizioni necessarie e sufficienti per avermi a tavola: non spezzare gli spaghetti, non invitare sardi e/o catanesi, e non invitare gente che non ama mangiare, ovvero chi si siede a tavola dicendo “a me mezza porzioneeeee”. Ma vai affanculo tu e la tua mezza porzione ! La tavola è un piacere e la si condivide con chi ama mangiare (abbuffarsi è un’altra cosa), non con gente che fa la faccia di cazzo non appena vede arrivare le prime portate. Stai a casa a magnar popcorn di tofu, porco can !
Torniamo a Caorle. [Ocio Vince, che stiamo scrivendo troppo]. [Regia, non rompere i coglioni].
Passa qualche giorno e riprovo in un’altra location. Stavolta il piatto è decentissimo, assolutamente imparagonabile al primo ristorante, sia come presentazione che soprattutto come gusto. Purtroppo però la mia recensione è nuovamente negativa: troppo poca. Non voglio abbuffarmi, ma cavolo mi state dando uno spaghetto che ha un condimento ridicolissimo, non stiamo parlando di pesce, metteteli due spaghetti in più. Per il solo primo ho speso mi pare 12 euro. Sticazzi, era peperoncino coltivato ai piedi del Machu Picchu ?

Tornato a Cavrin (Zio can), e avendo ancora qualche giorno di ferie, decido di tagliare la testa al topo. Faccio un terzo tentativo a Garda, in un posticino che già conoscevo perché tempo fa ci mangiai due spaghetti con le vongole che erano spettacolari (anche se il finanziamento per il conto da pagare mi scade a dicembre). Il menù non lo guardo nemmeno, come primo prendo spaghetti AOP !! Ero più lanciato ed eccitato di una minchia di novax che ogni giorno deve scrivere “Stanno morendo tante persone all’improvviso, chissà come mai”.
Mi portano una MONTAGNA di pasta. Non sto scherzando ! Anche in questo caso la foto spero sia eloquente. Io, come avrete già capito, amo i primi, posso fare a meno di secondi, antipasti, dessert, sesso occasionale, Max Allegri, ecc. Tuttavia amare, da buon italiano, i primi piatti, non vuol dire che devo vomitare ! Che senso ha ? Aspè, parlavamo di menù da lavoro. Da lavoro ? Ma come fa la gente a lavorare dopo aver mangiato mezzo chilo di pasta ? Sapore discreto, spaghetti giusti, anche se io preferisco quelli più grossi, ma soprattutto sughetto rosso pomodoro in fondo al piatto. Non annacquati nell’olio come nel primo ristorante di Caorle, ma con uno strano sughetto rosso. Non sono un esperto di cucina ma, anche se siamo in presenza di peperoncino, non credo che quel sughetto c’entri una benemerita minchia. Finale 0-3: meglio tornare a lavorare.

Lo spaghetto AOP sarà sempre uno dei miei piatti preferiti. Lo dico perché, come si evince da questo post, mi piace, e lo dico perché è un qualcosa che ha rappresenta al meglio un periodo molto positivo della mia vita, il periodo che ancora non conosceva i dispiaceri. E’ un piatto semplice, buono, mai banale. Ci vuole bravura anche per saper preparare due spaghetti del genere. Molti secondo me lo sbagliano proprio perché lo sottovalutano. Che sarà mai ? Son due spaghetti facili facili. Invece no, almeno per me. I migliori restano probabilmente quelli delle Palafitte: a Caorle hanno sbagliato tutto, a Garda erano per due persone, il mio amico Mirco mette troppissimo aglio e poco peperoncino.
Sono talmente appassionato che parlai di questo piatto perfino con Rubina Rovini, una delle partecipanti a Masterchef. Persona (e chef) straordinaria. Le raccontai che un mio amico aveva cotto gli spaghetti nella padella, una cosa che io non avevo mai visto prima (sapevo della “saltata” finale, ma non della cottura). Ruby mi rispose dicendomi che certi primi “semplici” possono essere preparati anche con l’ausilio della sola padella.

“AOP !! AOP !! AOP !!!“, urlavamo come dei scemi in cantina quando si avvicinava il venerdì.
E’, per quanto mi riguarda, un simbolo. Talmente simbolo che la mia amica Paola Pioletti (una delle più grandi artiste piemontesi viventi), quando le chiesi di farmi un ritratto di me e del mio indimenticabile amico Diego, inserì questi tre ingredienti nel suo bellissimo disegno.
Stasera non vi lascio con la solita canzone da ascoltare “a tutto volume e con gli occhi chiusi”, come vi dico sempre, ma con questa immagine, col il ritratto di Paola.
Grazie Paola, Grazie Diego, Grazie Mamma per le tue mille spaghettate (più o meno “light”), grazie a tutti coloro che ancora mi sopportano, dentro e fuori il Pianeta Mobys.

Un’amicizia stupenda la vostra🙏
Un post bellissimo il tuo, pieno di emozioni contrastanti.
Sei davvero simpatico Vince..come l’amica Paola, un quadro bellissimo il suo, pieno di creatività.
Un caro saluto 👋 👋 👋
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Gli spaghetti fanno davvero bene all’umore!
E se posso, ti invidio un pochino la vacanza a Caorle, coda fino a Jesolo compresa …
Scherzi a parte concordo: in troppi erroneamente ne sottovalutano la preparazione.
Sempre BELLO anche il sorriso di Rubina.
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Bellissimo post, tra i ricordi e l’ironia, e molto bello il disegno di Paola, non si smentisce mai! Adoro anch’io gli spaghetti aglio olio e peperoncino, ma senza basilico e senza pomodoro 🤣
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Un post davvero tenero dove gli spaghetti sono i protagonisti di una grande e vera amicizia che purtroppo… Complimenti come sempre caro Vincenzo nonostante la tenerezza di quanto hai scritto sei riuscito anche a farci sorridere, seppur almeno nel mio caso, un sorriso un pò malinconico, purtroppo questa è la vita ed è anche giusto esprimere le sue sfaccettature più dolorose. Un abbraccio lo meriti, anche se io con i maschi sul web non mi esprimo così, ma in questo caso è più che meritato.
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Ah dimenticavo il disegno di Paola è davvero bellissimo con quel tocco artistico che solo lei sa metterci, è bravissima personalmente la adoro e come persona e come artista ❤
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Fai di me ciò che vuoi ! 😀😀😀
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Allora okay
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Vince per quanto in questo post ci sia motivo di sorridere, a me commuove pensare alla vs amicizia…. E a quegli spaghetti che erano la forza di un legame ineguagliabile. Una storia la vostra che credimi, a tratti, ho faticato a disegnare con il terrore di mancare di rispetto
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Ciao carissima un saluto al volo dall’Esselunga 😀. Io forse esagero con le mie solite mezze battute sceme: la mia amica Paola, la grande artista Paola, Paola mi ha detto, Paola ha scritto, ecc. in realtà in questo caso specifico, hai creato DAVVERO un capolavoro perché io passo dal mio soggiorno e .. sorrido. Non c’è paragone con le foto che ho e che ovviamente mi fanno venire malinconia. Ecco perché adoro il tuo ritratto. Non fa pensare alla tristezza della perdita ma alla felicità. Questo è il vero capolavoro.
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Hai tutto il mio bene Vince e lo sai da lungo tempo ps: occhio a non dimenticare gli spaghetti eh???💓💓💓💚
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