Il bambino non mangia formaggio !

Avete presente quei pranzi o quelle cene in cui, a un certo punto, per un motivo o per un altro, succede qualcosa che fa scendere il gelo fra i commensali ?

Mi accadde una cosa del genere qualche settimana fa e solo allora ho capisciuto cosa provò qualcuno quando un signore alquanto Signore disse “Picciotti, il petto di pollo è squisito, ma uno stronzo di voi mi ha tradito !”.

In verità vi dico che il pranzo stava scorrendo via alquanto piacevolmente, eravamo un bel gruppo di amici, nessun traditore all’orizzonte, scambi di battute, quattro risate, commenti sul Natale appena trascorso, ricordi legati alle belle canzoni degli anni ’70-’80-’90, ecc. ecc. Tutti ingredienti che rendono un pranzo succulento. Se poi aggiungiamo il fatto che la cuoca, padrona di casa, è una MasterChef de noialtri, potete capire benissimo che era tutto alquanto godurioso.

Tuttavia, nessuno presagiva ciò che sarebbe accaduto nel giro di qualche decinaia di minuti.

Una tizia, fra l’altro una delle più simpatiche personaggie mai conosciute dal Mobys, all’improvviso e con fare non curante, disse: “Ieri sera siamo andati a mangiare fuori, il piccolo Clemenzio ha ordinato Spaghetti alla Carbonara e abbiamo specificato al cameriere che non dovevano assolutamente mettere la classica spolverata di pecorino romano, perché il bambino non ne mangia”.

Cala il gelo. Cala e scende, scende a cala. Avete presente la classica scena dei film in cui uno si sta portando il mangiare in bocca ma resta bloccato ?

Silenzio di tomba. Si sente solo, in sottofondo, quella minchia di Umberto Tozzi che canta “Fammi abbracciare una donna che stira cantando (Ti amo) e poi fatti un po’ prendere in giro (ti amo, ti amo).

Odo qualche posata cadere giù dal tavolo, il mio amicazzo Andrea (che da quel momento diventa ancora più simpatico rispetto al rilevamento ISTAT dell’anno precedente), sputa verso la tenda (per fortuna color Bordeaux-Ripasso), il vino che stava sorseggiando, mentre alla padrona di casa, che stava portando un bellissimo vassoio pieno di patatonze al forno come piacciono a me, cade tutto a terra e il pavimento si riempie di patate per la gioia del cane (Ugo), il quale, in tre minuti e quaranta secondi, spazzola il pavimento che in confronto un aspirapolvere Dyson gli fa ‘na pippa.

Spesso, per allentare la tensione, si cerca di dire qualcosa d’intelligente, la mente cerca di partorire una frase sensata ma purtroppo la lingua è più veloce e spara una minchiata. Ovviamente chi poteva essere costui ? Il sottoscritto Vincenzo Mobys !

Mi venne da chiedere “Accipicchia (per non dire “ziocan”), ma che malattia ha questo bambino ?”. A quel punto, Beatrice, matrigna di Clemenzio e compagna dell’altro mio amicazzo Alessandro (detto Dante, per il suo fare poetico), disse: “Non gli piace nessun formaggio. L’altra sera ho provato a dargli del Galbanino ma non gli è piaciuto nemmeno quello”.

“Minchia”, dissi io, tirando fuori quel poco di palermitano che è in me, “rifiutare il Galbanino è come dire mi fa schifo la Nutella, oppure odio le lasagne: l’avete fatto visitare da un buon ginecologo tendenzialmente pediatra, magari col diploma online di pissicologo ??”. La nostra amica Gesualda, capendo che il mio intervento era stato utile quanto l’iscrizione al Registro delle Opposizioni, si alza di scatto dalla sedia e urla come una forsennata: “Ragazzi, ho portato un Tiramisù spettacolare, buono quasi come quello dell’EuroSpin, ho messo un quintale di mascarpone come se non ci fosse un domani !”.

A Beatrice scende una lacrima sul viso. Mi fa tanta tenerezza. A giro (in rigoroso senso orario, perché noi siamo molto precisi nelle nostre cose), ci alziamo dalla sedia e andiamo a rincuorare Bea. “Dai su, le vere disgrazie nella vita sono altre, può darsi che crescendo guarirà”. E lei, singhiozzando si limita a dire “Ma porca puttana, non l’ho nemmeno fabbricato io !”.

Questa storia, che ha lasciato un segno in tutti noi (al ritorno mi fermarono i Carabinieri di Zevio che mi videro alquanto sconvolto, gli spiegai la situazione e mi dissero “può andare” senza nemmeno controllare i documenti !), mi ha fatto riflettere sui “dogmi in cucina”.

Questo è un discorso infinito, quindi cercherò di essere breve.

C’è sempre un sottile confine fra le “regole” e i gusti di ognuno. Ovviamente, uno che si chiama Clemenzio ha già qualche problema di suo ed è assolutamente libero di non mettere il pecorino sulla carbonara, ci mancherebbe altro ! Ma quante volte sentiamo di “variazioni sul tema” che ci lasciano alquanto sgomenti ?

Una volta, al primo appuntamento con una certa Tiziana di Isola della Scala (che incontrai proprio perché mi piaceva la rima), ella mi disse, proprio a proposito di carbonara, che usava anche la panna. Feci finta di dover andare in bagno e scappai dalla finestra del Bar dove avevamo deciso d’incontrarci.

Come sa chi mi conosce bene, io sono alquanto “conservatore” in tema di cucina e, così come nella vita, non mi piacciono le variazioni, le prove, lo “io ci metto pure…”, ecc. ecc.

Al mio amico, in cui vado a pranzo ogni sabato, contesto la scelta di usare i bigoli per cucinare la mia amata AOP. No, amico mio, per una stupenda “Aglio, Olio e Peperoncino” ci vanno gli spaghetti, i bigoli non c’entrano un’emerita minchia ! È un tipo di pasta da condimento “forte”, un ragù, le sarde, non aglio e olio !

Tempo fa un mio collega mi disse : “Vince, qualche volta ti farò assaggiare le mie lasagne radicchio e scamorza”. Gli risposi che non mi piace la scamorza e lui cosa mi dice ? “No vabbè, ma io non gliela metto mai”.

Ho già parlato diffusamente del mio odio nei confronti di chi spezza gli spaghetti. Una volta un mio amico mi fa “Perché te ne sei andato ? Quella lì, dopo cena, sicuramente te l’avrebbe data, ha riso per tutta la serata, ti guardava con occhi pornografici”. Gli risposi “Il mio augello non può entrare in una vagina di una persona che spezza gli spaghetti, piuttosto vado a puttane !”.

A Palermo si dice che ognuno può mangiare “a verso suo“, ovvero in base ai suoi gusti, non seguendo regole e consuetudini. In questo senso c’è chi, per esempio, mette il grana sulla pasta col pesce, un’immagine che mi fa venire la pelle d’oca.

L’unico, o comunque uno dei pochi “errori” che mi concedo e che ammetto, è quello di mangiare la pasta lunga aiutandomi col cucchiaio. Ovviamente me ne fotto dell’eventuale giudizio degli altri, sono stato abituato da bambino così e non voglio cambiare abitudini a questa età.

Dogmi, regole non scritte. Nei giorni in cui ho pensato al presente articolo, mi è venuto in mente il fatto che, nella mia famiglia (ma credo che sta cosa sia comune in qualsiasi famiglia, palermitana e non), si mangiava un determinato condimento solo ed esclusivamente se accompagnato dal tipo di pasta “prescritto”.

La pasta con la scarola di “Cuore in pentola”. Qui la ricetta.

Di conseguenza, la minestra di lenticchie era cucinata con i cosiddetti “simpatici” (che in Italia si chiamano ditalini), e se per caso mia madre sbagliava e aveva acquistato quelli lisci e non rigati, a me andava il pranzo sottosopra. Se il primo era con i broccoli “arriminata“, ci andavano rigorosamente i bucatini (detti “u bucatu“), la minestra di fagioli era fatta con la “margherita” (reginette), spezzata in piccoli pezzi e spesso si usavano gli spaghetti, anche qui sminuzzati, per altri tipi di minestre, vedi la famosa estiva con i tenerumi (che per fortuna qui in Veneto ho imparato a coltivare), oppure con la scarola, che qui al nord è considerata una verdura da insalata e non certo qualcosa da cuocere e con la quale mangiarci la pasta.

Ricordo ancora, con parecchia nostalgia canaglia, che qualche condimento poteva avere la “doppia chance”: i miei adorati “fegatini” (che in Veneto si mangiano sotto forma di minestra) potevano essere messi sopra un bel piatto di spaghetti, oppure si potevano usare le pennette (immancabile l’uovo buttato dentro stile carbonara).

A “pasta chi pisieddi” (piselli), ovviamente comprati freschi dal fruttivendolo (‘u putiaru; altro che lattine o barattoli di vetro), poteva essere ancora con spaghetti oppure con “i lumachi” (le pipe rigate). Perfino la mia adorata pasta al forno (gli anelletti col ragù e piselli), qualche volta veniva cucinata, su pressione di mio padre, “espressa”, ovvero stessi ingredienti ma niente passaggio al forno, cioè una normale pasta asciutta.

La pasta “al sugo“, ovvero al pomodoro (anche qui cucinato da mamma comprando i pomodori, altro che bottiglie !), probabilmente vantava il maggior numero di variazioni di formato di pasta: spaghetti, rigatoni, mezzi rigatoni (mezze maniche), bucatini, penne, mezze penne. In questo caso era fondamentale qualche foglia di basilico, le melanzane fritte (come rinforzino) e la ricotta salata ad “innevare” il tutto. La ricotta salata, da spolverare sulla “pasta cu sugu“, era fondamentale quanto il Parmigiano, cioè non poteva MAI mancare dentro al frigo.

Potrei continuare ancora a lungo ma concludo citando una delle mie super preferite, ovvero “a pasta chi patati“, che, come con i piselli, aveva la doppia possibilità: spaghetti o pipe rigate. Anzi, se devo essere proprio preciso, c’era la TERZA versione, ovvero “a minestra” (con i già citati “simpatici”).

Inutile, anzi inutilissimo, dirvi che vongole e nero di seppia andavano a braccetto con gli spaghetti.

In questa lunga succulenta lista, come vedete, non cito il riso perché, almeno a casa mia, non c’era questa gran cultura del riso o del risotto, è una cosa che ho conosciuto quando sono approdato in Veneto.

Ciao a tutti, spero di non avervi fatto venire la fame !

Scusate gli errori, buon week end e alla prossima !

La canzone di chiusura è scontatissima:

8 pensieri su “Il bambino non mangia formaggio !

  1. L’altro giorno ho letto di una sposina vegana che ha escluso dai suoi invitati tutti gli amici e parenti non vegani, e questo anche se quel giorno avrebbero mangiato esclusivamente vegano. Non sarebbe stato giusto, secondo lei, che dopo una giornata veggy, avrebbero continuato con la loro cucina onnivora. Tra parentesi la scalora la cucino

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  2. Quoto lo spaghetto con il cucchiaio come “trasgressione”, per il resto sono d’accordo con gli abbinamenti e mi complimento per la varietà di piatti descritti. Le busiate le ho ancora in mente 😉

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